L'asklepieion, circondato da un bosco di abeti e cipressi, non è solo il sito archeologico
						più importante di Kos e delle isole limitrofe, ma anche un vero gioiello dal punto di vista
						paesaggistico.
						Dalle sue tre terrazze, il panorama spazia sulla costa, sul mare oltre la verdeggiante
						pianura costiera e sulle vicine isole di Pserimos e Kalimnos.
						
						
						In epoca classica ed ellenistica, l'Asklepieion era soprattutto il luogo di culto dove
						si veneravano Asclepio, il dio dell'arte medica e suo padre Apollo. I malati vi si 
						recavano per guarire con l'aiuto delle due divinità, in onore delle quali sacrificavano
						animali e spesso inalzavano tavole votive raffiguranti figure umane o parti del corpo
						malate.
						
						Di sera molti si coricavano nel santuario sperando in sogni suggeriti dagli dei, che il
						giorno seguente venivano interpretati dai preti e trasformati in diagnosi.
						A questo scopo i religiosi lavoravano a stretto contatto con i medici, alcuni dei quali
						si erano forse formati proprio nel santuario sulla base degli insegnamenti di Ippocrate.
						
						
						Egli stesso aveva teorizzato un collegamento tra religione e medicina. Il grande medico
						credeva infatti nell'origine divina dei mali ma affermava anche: "scienza e fede sono
						due cose diverse. Nulla accade senza una ragione naturale".
						In epoca romana, tuttavia, Kos si trasformò gradualmente in località di cura alla moda
						ed il ruolo di culto dell'Asklepieion passò in secondo piano.
						
						Ai margini del santuario i Romani costruirono le terme, che divennero anche luogo di
						intrattenimento.